Una tragedia che ha segnato la Fiorentina, i tifosi, tutto il mondo del calcio. La nostalgia mi fa schifo proprio perché è accompagnata da tutto quanto di sbagliato abbiamo visto nel calcio in questi anni: esaltare il machismo, il fatto che devi avere la tipa fica a fianco, come oggetto, il fatto che se non sei dei nostri sei una merda. È notizia di ieri che Adriano, uno dei più grandi centravanti della storia recente, vestirà quanto prima la maglia giallorossa della Roma. I se e i ma non contano nulla e lo sappiamo, ma la Roma ieri qualcosina l’ha creata con loro in campo. Nella prima foto in alto, il campo di Bagnoli negli Anni Venti; nell’altra foto, il campo dell’Ilva Bagnoli durante una partita Anni Trenta. Su quel terreno vi giocava sistematicamente l’Ilva Bagnolese, ma in varie occasioni l’impianto dell’Ilva ospitò anche l’Internaples di Ascarelli e in seguito, saltuariamente, il Napoli, sia negli ultimi Anni Venti che negli Anni Trenta. Ora la zona è sottoposta a una bonifica ambientale, ma al di fuori della cinta degli ex stabilimenti Ilva è in attività un altro terreno di gioco. Per quanto concerne i numeri dei calciatori, inizialmente questi erano sovrapposti alla fascia, una caratteristica ritornata in auge dagli anni 2000 dopo che, a cavallo degli anni 1980 e 1990, si riscontra invece l’interruzione della fascia biancorossonera in coincidenza della schiena.
Secondo quanto affermato dal Barcellona, tale soluzione fu mantenuta fino al 1910, anno in cui Joan Gamper propose di dotare il club di un vero e proprio simbolo personale. Un terreno del Comune all’Arenaccia occupato dai militari, venne poi dal generale Albricci adibito a campo di calcio. Ritenuto insufficiente e scomodo il terreno del Campo di Marte a Capodichino (che fu uno dei primi spazi a disposizione, insieme con il famoso Mandracchio nella zona del Porto), i dirigenti del Naples Football Club, dell’Audax, della Juventus di Napoli presero in fitto un terreno a Campegna alle pendici di Posillipo. Si giocava in una zona antistante le varie postazioni di sparo del tiro a segno. Si notano gli ex spogliatoi e sopra, sulla collina incolta, la zona con poche case di campagna, dove successivamente sono sorti i palazzi e le ville dell’attuale Via Manzoni. Era uno dei vari campi sorti ai piedi della collina di Posillipo. Ma pochissimi pagavano, gli spettatori preferivano entrare con vari espedienti, scansavano il botteghino, scavalcavano le “montagnelle” che circondavano il campo e si godevano gratis lo spettacolo. Le prime partite del Naples e dell’Internazionale, disputate su un fondo sabbioso e irregolare, cominciarono così ad avere anche gli spettatori paganti.
Capienza di allora 12.000 spettatori. Chitoi: Sì, è ovvio, tutti noi siamo nostalgici. Chitoi: Sì, Kaká è anche l’anti-bomber. Rifatto ex novo negli Anni 70, anche per altri sport. Tutta la giornata di calciomercato di lunedì 13 gennaio attraverso le notizie raccolte dalla squadra mercato di Sky Sport. Ceduta durante la sessione invernale di calciomercato. Napoli, grazie all’abilità e iniziativa di Giorgio Ascarelli che riuscì a conquistare l’impianto adattandosi (dopo uno strascico giudiziario) a coabitare con i militari che l’avevano occupato durante la guerra. Dal 1903 al 1936, quando lo scoppio della Guerra Civile impose lo stop alle competizioni sportive, i club di Euskadi si aggiudicarono 19 edizioni del trofeo e in altre 12 arrivarono in finale. In muratura, fortemente voluto dal Fascismo, lo stadio del Vomero fu inaugurato il 27 ottobre 1929 e si chiamò agli inizi “XXVIII ottobre”. Nello Stadio del Vomero trovarono sepoltura provvisoria (lato curva nord) i partigiani uccisi dai nazisti durante le “Quattro giornate”, cerimonia alla quale presero parte anche i dirigenti e i giocatori azzurri.
Nelle foto, in alto, lo stadio del Vomero durante una partita del 1938, quando si chiamava “Stadio Littorio”; in basso una panoramica dell’impianto vomerese dopo la ristrutturazione nel dopoguerra. Durante la stagione 1936-1937 a Brescia, inoltre, fu colpito da una grave setticemia e salvato a stento. Qui il Napoli disputò il suo primo storico campionato di A, Divisione Nazionale a due gironi, in cui conquistò un solo punto col Brescia, il 13 febbraio del 1927. La squadra azzurra continuò a giocare all’Arenaccia in attesa dell’inaugurazione dello stadio voluto dalla tenacia ferrea di Giorgio Ascarelli, al Rione Luzzatti. Ma ancor più di Maradona va sotto processo Messi: letteralmente sparito, proprio vero che in nazionale è un giocatore normalissimo. Il campo si trovava proprio sotto la collina di Posillipo, dove adesso c’è una parte del quartiere Fuorigrotta, costruito successivamente. Sole pieno e Piancavallo in technicolor sullo sfondo, sotto un cielo terso. Il giallo acceso, simbolo della selezione brasiliana, è arricchito da dettagli verdi e blu, che rappresentano il cielo e la natura del Paese.