Carrascosa, che davvero si rifiutò di partecipare, qui parla con le parole espressa da Eduardo Galeano in Splendori e miserie del gioco del calcio. Grazie a questo luogo e grazie a Paolo ho cambiato radicalmente il modo di intendere e concepire una maglia di calcio. Dasaev ci sarà. Grazie. Il caso vuole che nel mentre di tutto ciò ho l’occasione di godermi, dopo tanto tempo, una bella visita guidata in Santa Maria delle Grazie. Mentre penso a quanti tesori d’arte abbia Milano e quanto non siano percepiti come tali, mia sorella (che mi fa da guida) inizia a raccontarmi tutti i simboli presenti nella zona delle absidi: “La Cicogna che… La mia maglia nera non era. Era stato Dio ad aver scelto per lui. Troverai una gamma prodotti che spazia dalla Serie A alla Champions League, passando per i Mondiali, abbiamo la maglia che fa per te. Le principali emittenti sportive spesso trasmettono le partite di calcio più importanti, inclusa la Serie A italiana. Tutti i gemellaggi, le rivalità e le amicizie delle squadre di calcio italiane di serie A, di serie B e di serie C. La storia degli Ultras, i gruppi storici, i legami. Questa storia è nata come una esigenza strettamente personale, ormai chiusa: ho la mia maglia appesa in camera e sono soddisfatto, probabilmente ne ordinerò un’altra per mio padre.
Ovviamente mio padre solo a sapere che avevo avuto contatti del terzo tipo ebbe i brividi, e non fece passare molte ore prima di portarmi a casa una maglia formato mini con i colori giusti (fino a quel momento usavo, inconsapevolmente, per giocare una maglia away del Brasile). Mamma Camilla gli fu strappata dalla morte nel 2001 quando Piermario aveva solo 15 anni, a 17 un brutto male si portò via suo padre Aldo e, come se tutto ciò non bastasse, due anni dopo venne a mancare anche il fratello Francesco. Ai loro genitori tengo invece a dire che, come dimostra la storia di Morosini, lo sport è anche una palestra di vita e uno strumento di crescita mentre, conoscendo bene mamma e papà di Astori, posso assicurar loro che alle spalle di una grande persona ci sono sempre due grandi genitori. La vita ci ha privato troppo presto di due persone squisite, un venticinquenne che giocava con il numero 25 sulle spalle ed un trentunenne che giocava con il numero 13, due bergamaschi che hanno unito l’Italia e che meritano di riposare in pace nel ricordo di chi gli ha voluto bene.
In tale scenario si inserisce un punto debole: gli errori umani, poichè è pur sempre uno sport. Grande successo per il secondo e il quinto posto nei rispettivi gironi, dopo un’avventura tra sport e divertimento che è culminata con gli applausi e l’entusiasmo dei tifosi accorsi al Centro Sportivo Bettinelli di Milano. Lo so, non è un concetto facile, la maglia è un meccanismo passivo, qualcuno la fa e io la prendo, una convenzione per comodità e basata sulla fiducia del tifoso nei confronti di chi la realizza. Sempre corretti, disponibili verso i compagni e i componenti dello staff, sensibili nei confronti di chi stava loro attorno, Davide e Piermario erano e sempre saranno un esempio per i più piccoli ai quali, attraverso le loro storie, avrebbero sicuramente voluto far capire che lo sport comporta anche dei sacrifici, che bisogna essere uomini prima di calciatori e che alla base di tutto vige sempre il rispetto delle regole e degli avversari. Mi chiamo Diego Guirri, ho 31 anni, sono laureato in Scienza dello Sport e diplomato preparatore atletico professionista di calcio a Coverciano.
Perchè il calcio oltre che uno sport è anche un business, un grande business. Per questa occasione abbiamo voluto ricordare non solo Piermario, ma anche un altro calciatore bergamasco che con Morosini ha condiviso un destino bastardo: Davide Astori. Oggi, come ogni anno, per me è un giorno triste ma al tempo stesso sono orgoglioso di aver incontrato sulla mia strada due giocatori come Piermario Morosini e Davide Astori che mi hanno trasmesso dei valori sportivi ed umani che nemmeno questo passare inesorabile del tempo potrà mai cancellare. Il primo giocatore che sempre si mostrava disponibile e sensibile a ricordare il “Moro”era l’amico Davide Astori il quale condivideva con Piermario molte qualità umane, in particolare l’umiltà e la semplicità. Piermario cercava inoltre di stare il più vicino possibile anche alla sorella disabile. Dal 14 aprile di ormai sei anni fa ad oggi, passando per una maledetta notte di domenica 4 marzo il tempo trascorre velocemente e rischia di portare via con sè anche il ricordo di ciò che è stato. Tra le mille rappresentazioni del biscione nell’araldica lombarda ne trovo uno che mi soddisfa, sinuosità e nodo del serpente con fisionomia vicina anche alla leggenda che parla di un drago.