Le giacche della tuta, le felpe e le tute sportive retro delle squadre di calcio sono quindi essenziali per ogni tifoso che desidera vivere e condividere la propria passione in ogni momento della giornata. Sei un grande tifoso di calcio? Da liberali riteniamo che l’Europa debba imporsi e imporre ambiziosi passi in avanti sul tema della digitalizzazione della società, in grado di far divenire l’intera piattaforma europea un grande attrattore del mercato globale. Su questo tema però sono già stati fatti passi in avanti importanti: dal 2015 al 2016 il numero di foreign fighters registrati nel database dell’Europol è cresciuto del 162 per cento, mentre le allerte create nello Schengen Information System sono aumentate del 27 per cento; numeri importanti, che devono rappresentare per il nostro Paese uno stimolo a continuare nell’azione coerente intrapresa dal Ministro Pinotti in sede europea, a cui va tutta la nostra solidarietà. La sfida che il nostro Paese ha di fronte nel portare avanti il processo di integrazione europea dev’essere colta con maggiore determinazione, soprattutto a seguito della decisione del popolo inglese di uscire dall’Unione europea. Non possiamo negare che il referendum inglese ha rappresentato un brutto giorno per l’Europa, forse il più brutto degli ultimi decenni: per la prima volta, il processo d’integrazione europea ha subito un brusco stop, un passo indietro che provoca sconforto sincero in chi, come noi, crede fermamente nell’ideale europeo.
Classica la prima, elegante la seconda, al passo con i tempi la terza. L’esordio stagionale del tecnico leccese avviene in occasione dei trentaduesimi di finale di Coppa Italia, contro il Modena, che i partenopei riescono a superare soltanto grazie ai tiri di rigore, trionfando per 4-3 (dopo lo 0-0 dei tempi regolamentari). L’obiettivo generale fissato è dunque quello di passare da un sistema che, vuoi per un’errata attuazione delle misure previste, vuoi per un errore di progettazione nelle stesse, di fatto incoraggia flussi migratori incontrollati o irregolari verso le frontiere e le immigrazioni interne dell’Unione, ad un sistema di arrivi ordinati e sicuri per l’accesso dei cittadini di Paesi terzi nello Spazio comune europeo. Le proposte sul tavolo le ha messe in modo chiaro il Ministro uscente delle finanze tedesco, Schäuble, con un cosiddetto “non paper” che, sebbene non sia un documento ufficiale né del Governo tedesco, né di un’istituzione comunitaria, è comunque una posizione politica molto impegnativa. Questo deve fare un’Europa forte e unita: condividere la responsabilità di accogliere i richiedenti asilo in modo dignitoso, garantendo loro un trattamento equo e assicurando che il loro caso venga esaminato secondo norme uniformi, in modo che, indipendentemente dal luogo in cui il richiedente presenta domanda di asilo, l’esito sia equivalente.
Adesso diventa un dovere per chi crede in un’Europa forte e unita trasformare il disastro in opportunità, opportunità per far tornare i cittadini a credere nel sogno di un’Europa unita; lo dobbiamo fare cambiando radicalmente le politiche messe in campo fino ad oggi: servono istituzioni diverse, più forti e più efficienti, serve una burocrazia meno asfissiante, servono posizioni chiare sulle relazioni esterne e sulla crisi dei migranti, servono incentivi alla crescita e allo sviluppo che combattano la piaga della disoccupazione e della povertà. Serve una politica che sappia gestire il problema dei migranti dando accoglienza ai profughi, ma rimpatriando chi non ha diritto a stare nel nostro continente. Serve una risposta unitaria al problema del terrorismo. Serve una politica estera tesa a rilanciare i rapporti di vicinato con la Russia e a collaborare per la pacificazione del Medioriente. Sul terreno economico siamo di fronte ad una congiuntura, dovuta fondamentalmente alla politica monetaria iper-espansiva della Banca centrale europea. Le banche centrali, il sistema delle banche centrali e la Banca centrale europea non possono più essere sottratte al controllo democratico in nome di una teorica, ipotetica indipendenza e autonomia. Ieri quest’Aula ha visto un tentativo, anzi ha visto un atto scomposto e strumentale da parte della maggioranza nei confronti della Banca centrale europea, ma è evidente che si pone un punto di accountability democratica.
Tuttavia, vogliamo comunque offrire qualche contributo alla riflessione, in un passaggio così importante per l’Unione europea, per l’Eurozona, per il nostro Paese. Su questo è di fondamentale importanza che in sede europea il nostro Paese riesca a proporre e ad avanzare una sintesi equilibrata tra controlli alle frontiere e risposta all’esigenza di protezione per chi fugge da violazione dei diritti umani, persecuzioni e guerre. Avrà, come condizione per andare avanti sull’unione bancaria, la discriminazione tra i titoli di debito sovrano con una penalizzazione pesantissima per le nostre banche e per il nostro Paese in termini di emissione e di vendita dei titoli del debito sovrano. In quel “non paper”, che verrà ereditato da una figura che certamente non sarà come dire meno “esigente”, tra virgolette, rispetto ai cosiddetti Paesi periferici, si prevede la trasformazione del meccanismo europeo di stabilità in un Fondo monetario europeo che avrà, come condizionalità per erogare dei prestiti, la ristrutturazione automatica del debito sovrano, che avrà la modifica di quelle clausole che oggi pongono qualche ostacolo alla ristrutturazione automatica del debito sovrano. Forse il voto britannico avrà aperto gli occhi a chi fino ad oggi ci ha parlato solo di austerità e regole di bilancio: l’Europa che vogliono i cittadini non è quella, l’Europa che vuole l’Italia non è quella.
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