Ordina in grandi quantità e approfitta di un super sconto, dividetevi in squadre e date il via ai giochi con un bel calcio d’inizio. È un alternarsi di mercenário, vedeta, traidor, marreta, vergonhoso, grande jogador, vendido e così via. D’altronde, la gente di Napoli in questi mesi ha festeggiato innanzitutto la grande bellezza di una squadra che, non da quest’anno ma almeno dai tempi di Rafa Benitez, ha saputo divulgare in Italia e in Europa innanzitutto il piacere per il gioco e la felicità di vincere nel modo giusto, mentre nell’ultimo decennio il resto del calcio italiano (con poche eccezioni) continuava a consumarsi tra proteste, isterie, simulazioni, ruberìe, brutto eretto a sistema, scorrettezze varie. Marche che hanno una grande esperienza nella produzione ed il perfezionamento nell’abbigliamento per la squadra. Fra i casi più noti di tragedie legate al mondo del calcio ci sono: il disastro aereo del 1949 a Torino, dove morirono tutti i giocatori del Torino, l’incidente aereo di Monaco di Baviera del 1958, che ha ucciso otto giocatori del Manchester United, il disastro aereo dell’Alianza Lima nel 1987, in cui perirono 43 persone tra cui molti calciatori e staff tecnico della squadra peruviana dell’Alianza Lima e la tragedia aerea del 1993 sulla costa del Gabon che ha ucciso tutti i giocatori dello Zambia.

Torino, mentre totale indifferenza è nutrita verso comaschi, cesenati, pisani e pescaresi. Rispetto per il giocatore, universalmente riconosciuto come un campione, ma odio profondo verso l’uomo. Salvo dopo aver vinto i play-out, maglie calcio retro poco prezzo ma successivamente escluso dal campionato per gravi irregolarità di bilancio. L’acceso confronto, caratterizzato da un Bentegodi tutto esaurito con oltre 38.000 spettatori, fece registrare, sul campo, il trionfo del Verona: una gara vissuta con emozione sul terreno di gioco e sugli spalti si concluse con la vittoria in rimonta per 3-2. A portare in vantaggio il Chievo fu la rete di Eriberto, cui fece seguito il raddoppio di Eugenio Corini dal dischetto. Non fu sufficiente però perchè, anche con lui, lo Sporting non riuscì a decollare e giunse all’epilogo perdendo per 3-6 un leggendario (per il Benfica) derby che di fatto sancì la vittoria del titolo. Fate per dieci. Durante l’estate del 1993, ribattezzata dai giornalisti Verão Quente (estate bollente), col Benfica in difficoltà economiche piuttosto importanti, Sousa – il 19 di giugno – chiese infatti la rescissione unilaterale del contratto mettendo in mora la società e passando assieme a Pacheco agli odiati rivali dello Sporting Lisbona (la società per la quale, come detto, faceva il tifo da bambino ma – non incidentalmente – “nemica” per antonomasia del Benfica).

Passò l’estate del 1994 nelle aule dei tribunali per la vertenza tra il Benfica e lo Sporting (il suo svincolo unilaterale fu giudicato regolare, ma lo Sporting fu costretto a versare parte dell’incasso della cessione ai bianconeri al Benfica) e, successivamente, anche in Italia scoppiò una polemica feroce poichè Sensi accusò senza giri di parole il suo ex DG Luciano Moggi di avergli scippato Sousa ed esserselo portato alla Juventus, il suo nuovo club. Tra una vertenza e una trattativa di mercato, non riuscì ad allenarsi con la tranquillità che avrebbe voluto. Nonostante uno stop assoluto di due mesi e mezzo consigliatogli (impostogli) dai medici con ripresa delle attività solo ad ottobre inoltrato, Sousa e Lippi – egoisticamente – si convinsero a provare a disputare la stagione per intero. Un vistoso calo nei risultati occorso a metà girone di ritorno fa tuttavia sprofondare gli arancioneroverdi sino alla 6ª posizione, con il concreto rischio di mancare l’accesso agli spareggi per la promozione in Serie B: la qualificazione a questi ultimi arriva solo all’ultimo turno, grazie alla vittoria interna per 1-0 sul Pisa con un gol segnato al 94º minuto dal centrocampista Romondini. Grazie per gli sfottò fuori dal campo e i consigli dentro il campo.

Nell’estate 1980 la squadra passa in consegna al tecnico Dario Baruffi, che l’allenerà fino al 1984. Nel 1981 il campionato di Serie D muta nome in Campionato Interregionale, e contemporaneamente la squadra prende il nome di Paluani Chievo, dal nome dello sponsor Paluani. La squadra venne ringiovanita e privata dei giocatori più forti applicando una politica al risparmio, esigenze dovute al difficile momento economico della società. Stabilì che, in base al Trattato di Roma, ogni calciatore dovesse essere ritenuto assimilabile ad un qualsiasi altro lavoratore comunitario e che, pertanto, avesse diritto alla libera circolazione nei paesi europei alla fine del contratto che lo legava ad una società di calcio. I bianconeri lo pagarono 8 miliardi di lire e gli fecero firmare un triennale da 1 miliardo l’anno, inferiore all’offerta economica della Roma, ma forte del maggiore prestigio della società e della possibilità di giocare con campioni come il Pallone d’Oro Roberto Baggio (“il giocatore più forte col quale ho giocato in carriera”). Il giocatore e lo staff tecnico bianconero decisero così di rivedersi dopo le ferie. Tuttavia, il progetto giovani, affidato alle mani di un tecnico esperto quale Gianfranco Bellotto, naufragò totalmente e i granata si ritrovarono a fine torneo addirittura al 10º posto, staccati di 10 punti dai play-off e sotto tutte le altre squadre campane partecipanti al campionato.

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