Un capolavoro di fronte al quale si devono inchinare tutti gli amanti del calcio. Il pallone si infilò in rete e lui sentì un boato, mentre il Manetta, Spino, il Catena già gli saltavano addosso. Il punteggio fu davvero un’altalena: prima marcò l’Ostia, poi pareggiò il Catena con una sforbiciata degna di Parola. Pasolini fu l’ultimo a tirare, quando era pari il punteggio. Alla fine del tempo regolamentare, dopo tutti quei colpi di scena il punteggio era ancora in parità, né vincitori né vinti. L’arbitro chiamò al centro i capitani e disse: «Famo i supplementari, un quarto d’ora ognuno, la coppa la devemo puro da’ a qualcuno’», ma anche quel tempo aggiunto non decise niente. Mentre Giggio arrivava con la coppa promessa, e i ragazzi del “Caos” erano stelle, lui andò verso il portiere, maglia calcio a poco prezzo col cuore in tumulto. Se proprio vuoi da’ ‘sta coppa suggerisco i rigori. Si stringe al braccio la fascia di capitano, e con tutta probabilità è proprio lui a imporre ai suoi le casacche rosso-blu del Bologna.

Forse per questo, o per il fatto che l’impegno gli sembrò più grande dell’onore, prima di entrare in campo si avvicinò a Pasolini e sottovoce gli disse: «A Pa’, fa’ tu er capitano, io nun me ce la sento». Ricandidato da Matteo Renzi alla regionali del 2015, Rossi già deve fare i conti con la fronda piddina dei seguaci toscani di Pippo Civati, che chiedono le primarie, e che gli volevano opporre prima il critico d’arte Tomaso Montanari e poi l’ex-rettore Luciano Modica adesso mentre Sel e Tsipras sognano di portarlo a ballottaggio, vagheggiandone la sconfitta al secondo turno. Calciarono prima i locali e fecero il punto, poi fu la volta di Remo che tirò fuori. Per tutta la partita giocò bene, come al solito si impegnò fino alla morte, ma ogni volta che si avvicinava all’area avversaria evitava di guardare verso Riccetto, che era il portiere, fuggiva lo sguardo di quegli occhi azzurri che non lo lasciavano respirare.

Il tiro decisivo. Il poeta prese con le mani il pallone, lo strinse come se volesse schiacciarlo, poi se lo fece rimbalzare qualche volta accanto, mentre lui era serio serio, come se stesse pensando. Nel sole che intanto tramontava, il poeta vide avanzare in controluce l’ombra di un ragazzo snello, un’ombra perfetta, che si muoveva con una grazia leggera, scivolando. Il poeta posò il pallone sul dischetto, fece due passi indietro fissando la terra. La testa era una corona di riccioli, gli occhi due tondi azzurri, una bellezza che per un momento gli tolse il fiato di netto. Nel giorno del compleanno di Bertolucci, viene organizzata una partita di calcio tra le due troupe. Era un freddo giorno d’inverno, l’11 gennaio 1914, quando un gruppo di 61 impiegati pubblici fondò l’Unione Sportiva Reggio Calabria. Giorno libero cancellato, confronto con dirigenza e proprietà. Dal confronto risulta un gran lavoro dei designer Puma per ricreare l’effetto della divisa Le Coq Sportif del 1982 (marchio che ha riproposto per i 30 anni del Mundial una maglia speciale). Durante l’europeo del 2016, su cinque gare disputate, la prima divisa fu utilizzata in quattro occasioni: per tre volte con l’intero abbinamento con pantaloncini bianchi (contro Svezia, Irlanda e Germania), mentre in un solo incontro il pantaloncino era azzurro (contro la Spagna).

Probabilmente la regina delle maglie celebrative 2023. Adidas celebra i 150 anni della Scottish FA, nata nel 1873, con una divisa vintage ricca di dettagli: corpo blu scuro e il girocollo bianco sono il richiamo ai colori più classici della nazionale britannica, il leone rampante dorato sullo scudo federale, applicato tono su tono, ricorda il primissimo crest apparso su una maglia della Scozia. Giggio Orlandi procurò anche delle vere maglie che a molti ragazzetti andavano un po’ larghe. La disperazione del “Caos” si sentì chiara, salì più alta delle urla dell’Ostia che se la rideva. L’Ostia Idroscalo era davvero tosta, ma il “Caos” non fu da meno e, pure se gli altri erano più esperti e meglio organizzati, i ragazzi del Monteverde ci misero il cuore, corsero e soffrirono come si doveva, giocando di fino o picchiando quando occorreva. Quella sera, al campo dell’Idroscalo, Pasolini era il “Caos”, era dieci ragazzi con un sogno affidato ai suoi piedi, a quell’unico calcio da tirare. Dieci ragazzi dentro di sé, maglia da calcio dentro il suo petto e davanti a lui gli occhi azzurri di Riccetto che l’avevano fatto di colpo innamorare.