Grazie al cielo non sono diventato una star del calcio. Sincerità, onestà e coerenza sono qualità che nessuno, nemmeno i suoi nemici, ha mai negato a van Gaal, semmai rimproverandogliene dosi eccessive che sfociano nella rigidità. Bergkamp ricorda: «Eravamo giovani e desiderosi di imparare, ma se fossimo stati insieme per cinque anni non credo che l’approccio fanatico di van Gaal avrebbe funzionato». Sapevo solo, istintivamente, maglia calcio vintage dove avevo bisogno di muovermi per essere decisivo». Questi soprannomi avrebbero voluto essere affettuosi, ma purtroppo i continui accenni al colore della sua pelle rappresentano per Evra un problema, senza contare che negli stadi riceve spesso accoglienze aggressive: per la prima volta il giocatore è confrontato con il problema del razzismo nel calcio italiano. Per la prima volta dal 2016, la nazionale irlandese è scesa in campo in una gara casalinga con un colore diverso dal verde. Questa citazione è tratta dalla biografia scritta da M. Meijer, e si capisce che per van Gaal l’obiettivo principale sia migliorare la capacità del giocatore di leggere le situazioni e prendere decisioni in campo, l’esatto contrario dello stereotipo del soldatino: «Con me i giocatori devono sempre sapere perché stanno facendo qualcosa in campo». Può suonare presuntuoso, ma anche allora ero più sviluppato come giocatore di quanto non lo fosse van Gaal come allenatore.
Non tutti però apprezzano questa idea di calcio, anche nella sua migliore espressione. Non è il Mourinho che allestisce il suo spettacolino per domare a piacimento i giornalisti e fare da scudo alla squadra, è la persona che non riesce a trattenersi e spende energie preziose che potrebbe dedicare a preparare ulteriormente la partita a difendere una sua idea o a criticare interpretazioni che a suo dire sviliscono il gioco del calcio nella sua ricchezza di contenuti, spesso rimettendoci con uscite talmente fuori luogo da testimoniare proprio quanto tutto sia sincero e poco studiato. Al riparo del fatto che van Gaal non sa l’italiano, possiamo menzionare anche il suo dualismo con Cruijff per meglio definire la sua idea di gioco. Da tifoso juventino non posso nascondere però che mi rimane un po’ di amaro in bocca per il fatto che questo pezzo, così significativo per la storia bianconera, non potrà fare bella mostra di sé allo Juventus Museum e che, invece, sia stato acquistato da un “avversario”, seppur molto lungimirante». L’Arsenal ha un solo attaccante, quindi il difensore centrale (Smalling) può avanzare palla al piede provando ad attirare un avversario verso di sé (già ai tempi dell’Ajax, con Rijkaard e Blind a sdoppiarsi fra retroguardia e centrocampo, van Gaal affermava che i difensori centrali sarebbero stati i “playmaker del futuro”, posto che gli spazi per i numeri 10 sulla trequarti son sempre meno).
La conoscenza del gioco e la fiducia in sé del giocatore allenato da van Gaal cresce sino a un certo punto in cui il sistema della squadra comincia ad andare stretto a quella stessa intelligenza tanto stimolata dall’allenatore. Uno stereotipo contraddetto da quanto riporta chi ha avuto modo di lavorare col tecnico olandese, e cioè che il calcio di van Gaal è un calcio che prima di ogni altra cosa pone grande fiducia nell’intelligenza del giocatore. Ad inizio ripresa Sparma sostituisce Latella (ammonito) e già al 2’ impegna Mondino ad un grande intervento. Van Gaal aveva già vinto tre campionati olandesi, una Coppa Uefa, una Champions League, una Supercoppa europea e una Coppa Intercontinentale (oltre a una coppa olandese e tre supercoppe). Lungo termine a Barcellona, dove i catastrofici inizi di stagione erano un classico (l’umiliante girone di Champions nel ’97, con la passeggiata di Shevchenko al Camp Nou; la panchina salvata nel ’98 grazie a un gol di Xavi a Valladolid) a cui seguivano travolgenti gironi di ritorno e campionati vinti in carrozza; e lungo termine sarà anche nei tre anni a Manchester. Il gol ideale di van Gaal.
Il pugno di ferro di van Gaal durante la foto di gruppo. L’intero allestimento multimediale del museo è stato curato dal gruppo imprenditoriale Nussli. Qui mima l’esatta posa richiesta da van Gaal ai giocatori durante la foto di gruppo. Prima di approfondire ulteriormente quest’analogia fino a sprofondare nel ridicolo, dobbiamo dire, però, che la vocazione di educatore in van Gaal è assolutamente sincera. Peraltro non è estranea a questa reazione di rigetto lo stress generato dalla routine sotto van Gaal, una fatica dovuta non tanto allo sforzo fisico (pur riconoscendone ovviamente l’importanza, il tecnico olandese ha sempre relativizzato l’aspetto atletico, decidendo per primo di abolire i test di resistenza negli allenamenti dell’Ajax per allenarsi solo col pallone: correre meglio dell’avversario prima che correre di più) quanto piuttosto alla massima concentrazione che il tecnico esige in ogni secondo di allenamento. Ma la rigidità imputata a van Gaal nelle relazioni interpersonali è un’accusa che prima di tutto riguarda la sua maniera di vedere il calcio. Mentre Guardiola è sceso volentieri a qualche compromesso col dribbling di Messi, probabilmente ciò che descrive meglio la frase riportata da Cappa è proprio l’ideale di van Gaal. Kluivert che viene incontro sulla trequarti potrà in quel momento occupare la posizione del “10” mentre Litmanen che attacca l’area passa a fare il “9”, ma il “10” e il “9” come riferimento spaziale rimangono sempre (e van Gaal nell’epoca in cui i numeri andavano ancora dall’1 all’11 insisteva in maniera martellante su questa terminologia), e dovranno sempre e solo compiere quei movimenti.