La voracità del calcio business potrebbe presto travolgerlo. L’Eurolega ha però già fatto il passo in più: s’è strutturata, da coppa, in campionato, 30 giornate di andata e ritorno prima dei playoff, e su questa conversione un calcio che allineasse quattro big, anzichè la sola Milano come nel basket, avrebbe molta forza in più. Racconta chi l’ha vista che ci sono state azioni, anche in fila, in cui loro due tiravano e gli altri otto andavano su e già per il campo e guardavano. Ed io sono convinto che se continuiamo a lavorare così, attraverso anche una riforma della giustizia, allora sì che questa manovra finanziaria, prima, ed il federalismo fiscale, poi, daranno la vera svolta al Paese Italia in termini di civiltà, di progresso e di responsabilità politica verso le istituzioni. Tale testo è stato, inoltre, come ho affermato prima, inviato alle Commissioni perché ne prendano conoscenza. A giocare nella stessa data, strattonandosi giocatori senza il dono dell’ubiquità, il basket è arrivato con un lungo braccio di ferro: da una parte la Fiba, appunto, il governo dei canestri che regna sulle nazionali, dall’altra l’Eurolega, il consorzio privato dei grandi club che sovrintende sulle coppe e ha chiesto loro di precettare i dipendenti, negandoli alle nazionali.
Dietro le misure di semplificazione degli adempimenti in materia di lavoro dipendente (introduzione del registro unico del lavoro) si nascondono sostanziali riduzioni dell’impianto sanzionatorio a carico degli imprenditori che assumono in nero e quindi un incentivo al lavoro sommerso contro il quale il precedente Governo aveva impostato una parte importante della propria politica economica. Completano la divisa calzoncini bianchi o azzurri, che presentano un inserto triangolare su ciascun lato e il logo del club sulla destra, e calzettoni azzurri caratterizzati da un risvolto cerchiato da due strisce bianche e dal logo del club impresso sulla parte anteriore. Il colore è ovviamente il classico “Airy Blue” con l’inserimento di strisce bianche e blu Navy sul bordo del colletto e dei polsini. Nel provvedimento, inoltre, avete lasciato privi da qualsiasi deroga rispetto a questo regole fatte veramente male il personale dei vigili del fuoco. Se Torino non ha vinto è perchè, nel campionato del tiro a segno, i suoi lo fanno poco, per evidente mandato tattico della Leggenda. Il bordino tricolore è poi presente anche sulle maniche, per omaggiare al meglio il campionato vinto lo scorso anno. Eppure l’ha fatto, perfino con tempi più stretti del previsto, perchè questo hanno tante squadre del nostro povero campionato similportoricano: solisti egregi che paiono pronti a spaccare tutto, ma poi rendono con gli interessi, recitando in ignobili difese, quanto hanno procurato in attacco.
Oggi non ha sovrapposizioni perchè Fifa e Uefa tutto governano, ma il giorno che nascesse la lega dei grandi club (o che lo scatolone dell’Uefa s’assoggettasse a contenerne le volontà), le collisioni sarebbero immediate. Quell’energia diffusa e condivisa ha fatto sì che, in un giorno nero delle prime punte (Punter mai pervenuto, Taylor a babbo moribondo), ci siano state sufficienti risorse altrove per consentire al gruppo di rifarsi. È una posizione che, legata alla previsione, invece, di bassa crescita economica, come ha affermato il ministro Tremonti, praticamente vanifica questo obiettivo o lo rende quantomeno molto aleatorio. Invece, ci troviamo qui un’altra volta a parlare di un argomento che avrebbe necessitato di più tempo e davvero di un dialogo anche con l’opposizione, come avete detto volevate fare all’inizio di questa legislatura. Detto prima dei giochi, che ballava mezza serie A, va ridetto dopo: mezza serie A è in tasche biancoblù. Manca sempre meno al fischio d’inizio di Milan-Napoli, big match della decima giornata del campionato di Serie A. Un’occasione per la squadra allenata da Antonio Conte per mettere ulteriore pressione alle inseguitrici, in seguito all’allungo dopo la vittoria contro il Lecce per 1-0 e il contestuale pareggio per quattro reti a testa nel derby d’Italia tra Inter e Juventus.
ANTONIO DI PIETRO. Ascolti anche me, se non le dà fastidio. Nella sua pagina del martedì la rosea convoca a dire la sua Mario Boni, che giocò una sfida pressochè simile contro Myers (lui giocava per Teramo, Carlton per Roma), divertendosi un sacco (e anche gli altri otto, dice). Gli anni buoni si vedono anche da qui. Il clima è esplosivo e rischia di sporcare la festa per i 125 anni del club, preparata a regola d’arte con una maglia speciale (senza nomi e sponsor, come negli anni ’60) e la parata dei campioni del passato (anche qui non mancano le polemiche, vista l’assenza di Maldini, Rivera e il mancato invito a Boban). Se la Virtus ha qualcosa in più di quelle casuali compagnie di ventura, doveva dircelo (anche) la partita di ieri, dopo puntate vissute tra buona e cattiva sorte. La Virtus non è stata brillante, dopo aver dato l’impressione di poter spazzare via una concorrenza di minima solidità difensiva: doveva cercare il ferro, s’è beata dell’arco, e dietro, per supponenza, ha concesso troppo. E se l’è ripresa incurante di sconvolgere gerarchie che solo fuori da uno spogliatoio si ritengono immutabili, fidandosi dei ragazzi, come Pajola stopper sull’infiammabile Mitchell, dando palle su palle a Kravic, per smascherare l’indolenza mercenaria di Jefferson, ritrovando l’Aradori che con pazienza e volontà s’è ripreso il suo ruolo forte, superando ore di scarsa forma fisica che l’avevano penalizzato e facendo rilucere ieri qualità e mestiere.
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